mercoledì 29 agosto 2012

REFLESSOLOGIA PLANTARE


Negli ultimi anni c’è un forte richiamo a riportare alla luce tecniche per il ben-essere e di guarigione che sembravano accantonate o dimenticate; proprio nell’era di maggiore evoluzione della società, con il progresso della scienza e delle tecnologie avanzate, sono riemersi antichi metodi di medicina naturale che hanno il pregio di allinearsi al principio fondamentale indicato da Ippocrate su come applicare l’arte medica: “primum non nocere” cioè "per prima cosa, non nuocere", utilizzando modi e sostanze che minimizzano il rischio e gli effetti collaterali.

Tra le varie tecniche si evidenzia la reflessologia o riflessologia.

La riflessologia è una terapia naturale che cura secondo il principio che ogni organo ha un suo punto corrispondente in altre zone del corpo, che sollecitate agiscono sull’organo stesso spingendolo a reagire con una risposta automatica e involontaria.

Reflessologia o riflessologia sono parole composte da re-flecto in latino e logos in greco.
“Riflesso” deriva dal latino reflectere: re significa "ripetere un'azione" da un nuovo punto di partenza e flecto significa "curvare - piegare"; quindi reflectere vuole indicare la deviazione di un'energia, il rimandare indietro qualcosa. Con la trasformazione dal latino al volgare, all’attuale italiano, la parola reflexus, participio passato di reflectere, si è trasformata da reflexo in reflesso a riflesso.
Logos” (in greco: λόγος) deriva dal greco λέγειν (léghein) che significa scegliere, raccontare, enumerare. I termini latini corrispondenti (ratio, oratio) si rifanno con il loro significato di calcolo, discorso al senso originario della parola.

Quindi, sotto la voce riflessologia troviamo tutte le tecniche che si basano sulla relazione esistente fra una parte del corpo (ad esempio la pianta del piede) e l’organismo nel suo insieme, per cui ogni organo e la sua funzione interna si “riflette” su una parte specifica del corpo. Esistono su tutto il corpo zone riflesse sui quali è possibile intervenire per alleviare dolori e tensioni e le aree più comunemente usate sono la testa (craniosacrale), il viso (riflessologia facciale), gli occhi (iridologia), le orecchie (auricoloterapia), le mani (riflessologia palmare), i piedi (riflessologia plantare), ecc..

Si pratica la stimolazione tramite un particolare massaggio o il tocco dei punti riflessi; agendo su questi punti si ha la possibilità di sollecitare l’organo corrispondente.
La riflessologia è un metodo bionaturale e rientra nelle discipline olistiche (da holos che significa intero); stimola il potere di autoguarigione della natura la “Vis Medicatrix Naturae”, cerca di riportare la persona a una situazione di benessere nel corpo, nelle emozioni, nei pensieri e nei sentimenti, per il raggiungimento e il mantenimento dell’equilibrio; agisce sia preventivamente che durante altri trattamenti.

Ci sono diverse teorie per spiegare il funzionamento della riflessologia considerando che ci sono sempre ricerche in corso: si parla dell’azione di milioni di terminazioni nervose; di onde generate dal massaggio che provocano una reazione chimica sugli organi corrispondenti; di canali attraverso i quali scorre l’energia.

Tramite la stimolazione di alcuni punti, si crea una reazione a catena fra le terminazioni nervose delle zone riflesse e l’organo in cui si localizza il disturbo. Queste terminazioni nervose, a secondo della pressione esercitata, portano l’informazione al cervello che elaborandole, le trasferisce all’organo interessato. Le zone in cui le concentrazioni nervose sono più massicce, sono collocate nelle parti più periferiche del corpo: la testa, le mani e i piedi.
Nell'uomo esiste una carica di energia vitale, che scorre continuamente attraverso dei canali e che rappresenta la condizione primaria per una buona salute. Se un organo smette di ricevere nella giusta quantità quell'apporto di energie di cui necessita, ne viene compromesso l’equilibrio e la funzionalità; è quindi importante che nessun blocco si venga a formare nei canali energetici.

La riflessologia si basa anche su principi analoghi a quelli dell'agopuntura: ci sono linee di energia che collegano i piedi e le mani alle varie parti del corpo; di conseguenza l'intero organismo può essere stimolato operando sui punti riflessi presenti nelle linee. Le linee di energia della riflessologia sono diverse dai meridiani dell'agopuntura, ma entrambi i metodi traggono origine dalle antiche terapie cinesi.

Il riequilibrio dell'organismo e lo stato di salute, sono la conseguenza dell’effetto del trattamento sul sistema nervoso e sulla circolazione dell'energia vitale all'interno del nostro corpo. L'azione riflessologica, oltre a equilibrare il corpo, rilassare e armonizzare il sistema nervoso, si spinge anche nella psiche per liberare l'energia mentale trattenuta dai blocchi emozionali.

Quella “plantare” è una delle tecniche più conosciute e praticate della riflessologia.

I piedi sono un nostro primario punto vitale, ci permettono di muoverci nello spazio e diventano, perciò, sinonimo di salute e di libertà.

Avere “mal di piedi” causa effetti problematici, inducendo a modificare la postura, il modo di camminare e molte volte imprime sul volto delle contrazioni dovute alla sofferenza. La sofferenza del piede potrebbe quindi far insorgere dei dolori alla testa, sino ad arrivare a vere e proprie malattie degli organi corrispondenti alle zone di riflesso sul piede che vengono considerate irritate.

Il massaggio esercitato sui piedi è più funzionale perché i riflessi nei piedi sono molto più sensibili. I piedi costituiscono uno dei punti di maggior concentrazione delle zone riflesse. Su ogni piede, il sistema nervoso è presente con ben 7.200 terminali nervosi e, a livello di corteccia cerebrale, i piedi e le mani occupano un'area  di gran lunga più vasta rispetto alle altre parti del corpo; questo è un fatto che ci parla della ricettività e della sensibilità della naturale "sorgente energetica".

Si può dire che la Reflessologia Plantare è una tecnica di massaggio che agisce attraverso la digitopressione, intervenendo attraverso la stimolazione dei punti individuati sul piede. Il punto doloroso riflesso e trattato sarà il punto di sblocco principale dell’energia che ristagna o che è insufficiente, per una più equilibrata relazione con gli altri organi.
Il trattamento richiede lo studio delle mappature del piede, una sviluppata sensibilità, un tocco che abbia una "sana pressione" e un po’ di esperienza. La stimolazione è effettuata su punti ben precisi, in modo che il cervello decifri il messaggio e lo trasmetta poi all'organo interessato.
Attraverso un'attenta valutazione e manipolazione del piede si può in breve periodo produrre effetti positivi sul corpo e si può inoltre a capire l'origine del problema.

Le zone riflesse sono localizzate sulla pianta e sul dorso dei piedi, oltre che lungo i lati esterni e interni. Gli organi sono posti in maniera logica, come se fotografassimo una persona e la proiettassimo sui piedi: in tutte le mappe troveremo le zone riguardanti la testa sulle dita dei piedi, nella parte mediale si troveranno i punti della schiena, l'incavo della pianta dei piedi ospiterà l'apparato digerente e urinario e sulle parti laterali troveremo gli arti superiori e i femori.

La Reflessologia Plantare è una terapia curativa, ma la sua funzionalità principale rimane quella preventiva: il suo fine è quello di far scattare i meccanismi che portano all’omeostasi, cioè a uno stato di equilibrio e di armonia all’interno dell’organismo. E’ un trattamento olistico che agisce più efficacemente quando viene usato per ristabilire l'organismo nella sua totalità, piuttosto che curare solo alcuni disturbi. Si considera la persona nella sua completezza di corpo, emozioni, mente e spirito, e quindi punta ad agire sulla causa della disfunzione e del disequilibrio, piuttosto che limitarsi a sopprimerne i segni e i segnali corporei e mentali.

Il suo fine è essenzialmente il riequilibrio della persona liberando l'organismo da tossine ridonandogli il suo originale vigore vitale. Una seduta di Reflessologia Plantare è un piacevole modo per eliminare lo stress e ritrovare, un momento di relax e di benessere, un pacifico e rigenerante contatto con se stessi.

Consente inoltre il recupero della consapevolezza dei propri centri vitali, del proprio potenziale energetico, delle proprie capacità di autogestione nelle situazioni in cui si presenta lo squilibrio delle energie di cui ogni organismo è dotato per esprimere così quella vitalità che è salute, armonia con se stessi e con l'ambiente esterno.

La possibilità di liberarsi da certi tipi di costrizione aiuta l'uomo a trovare se stesso. Togliersi le scarpe e correre sull'erba, o camminare su un sentiero a piedi nudi, è di primaria importanza, dato che l'azione permette di entrare in contatto con la madre terra e di attingere energia che consentirà di riattivare la circolazione e il flusso delle forze vitali all'interno dell'individuo. Massaggiando quotidianamente i nostri "punti deboli" e quelli momentaneamente dolorosi si possono prevenire disturbi più seri andando a risvegliare le nostre capacità di autocura, quella vitalità che attiva la forza dell'intero organismo.


Per un automassaggio è consigliabile adoperare strumenti che facilitano il trattamento tipo pettini, rulli, palle da tennis, ecc..;  qualsiasi oggetto che stimoli la pianta del piede può essere usato per localizzare i punti di riflesso.


I piedi rappresentano il nostro essere e la loro struttura può modificarsi anche in pochi mesi in relazione agli scarichi neuromuscolari che i continui cambiamenti interni comportano. Riflettono il movimento che ha luogo ad ogni livello del nostro essere, ma ciascuno di noi ha il suo modo di esprimere le proprie emozioni e le proprie problematiche e soprattutto di somatizzarle. Non può esistere quindi uno schema di lettura psicosomatica fisso per tutti in quanto non è mai possibile dire con esattezza cosa stia accadendo. Quando notiamo una particolare condizione del piede possiamo essere sicuri che vi è un’attivazione di energia, che può presentarsi in modi diversi.

Il piede ci parla di noi, ecco alcuni esempi di rappresentazione:

- arco del piede basso: può esprimere un collasso a livello energetico, sentimento di debolezza e di sconforto nel rapporto con il mondo e verso la nostra capacità di operare in esso;
- appiattimento dell’arco plantare: può rappresentare una reazione di adattamento che la persona ha operato nei confronti dell’ambiente esterno (cioè è diventato più diplomatico);
- arco del piede alto: può esprimere un ritirarsi, un trattenersi, una difficoltà a dare e la riluttanza ad essere coinvolto
- tendenza a camminare sulle punte: può denotare un’ insicurezza che emerge;
- tendenza a camminare con passi sgraziati: può denotare una mancanza di equilibrio interiore e un rigido approccio con la realtà esterna;
- valgismo o rigidità del muscolo flessore dell'alluce: possono esprimere uno squilibrio tra testa cioè il pensiero razionale e le zone basse del corpo cioè dell'inconscio profondo, gli istinti e le pulsioni;
- pelle spessa e duroni: possono rappresentare il tentativo della parte interessata di difendersi dall’esterno e quindi difficoltà ad accettare intrusioni esterne;
- i calli: hanno radici che penetrano nella carne e sono più dolorosi, possono indicare che il conflitto è più profondo e acuto;
- le unghie incarnite: si formano nell’angolo ungueale dell’alluce (dito corrispondente alla testa), possono significare uno stato di resistenza mentale al cambiamento o a pensieri ripetitivi e ossessivi;
- piede che suda troppo: può rivelare un disagio o uno scarico emotivo;
- piede screpolato con pelle che si sfalda e si rigenera: può denotare il desiderio di voler cambiare delle situazioni della propria vita;
- piede freddo: può riflettere una vita piatta con poche emozioni o sentimenti bloccati e congelati;
- piede troppo caldo: può significare un eccesso emozionale, una iperproduzione di energia mentale che e' bene scaricare subito.


Un po’ di storia sulla Reflessologia Plantare

I piedi sono le nostre radici, il nostro sostegno, il nostro punto di contatto con la Terra e la sua energia. Costituivano il più valido mezzo di trasporto, per questo già alcune migliaia di anni fa i piedi erano raffigurati nelle iconografie indiane, cinesi ed egiziane come oggetto di venerazione.

Lo dimostrano anche le tradizionali usanze del "prostrarsi ai piedi" e di toccare i piedi come segno di rispetto, sottomissione e richiesta di protezione.

La Reflessologia Plantare affonda le sue millenarie radici nel tempo e risale dall'arcaica cultura orientale e delle tecniche di guarigione degli antichi sciamani che riportavano la "Grande Madre Terra" in relazione con le persone attraverso la parte del corpo che più di tutte ne era a contatto, i piedi.

La saggezza popolare ha poi trasportato questa preziosa arte che veniva tramandata, attraverso suggestivi rituali, da maestro ad allievo. La Reflessologia Plantare, come viene praticata ai nostri giorni, nasce da una evoluzione storica che trae origine da forme di massaggio antiche.
Il dottor Harry Bond Bressier, fu il primo a compiere ricerche storiche sulla reflessologia, risalendo a sporadiche notizie in ogni tempo ed in ogni luogo.
All’oriente si fa risalire la conoscenza del massaggio palmare e plantare a circa 5.000 anni fa. In India circa 4.000 anni fa furono scritti i primi “Veda”, in questi libri sacri si può leggere che i curatori, per arrivare ad una diagnosi osservavano accuratamente la mano e i piedi degli ammalati. Anche in Italia, precisamente in Valcamonica, è stato ritrovato un graffito con un feto rappresentato nel piede risalente a 4.000 anni prima di Cristo.
I piedi hanno una tale importanza nella vita di ciascuno, che il sistema filosofico indiano Samkhya li relaziona al senso della vista.

In Saqquarah (Egitto, 2330 a.C. circa) è stato rinvenuta un’antica testimonianza storica sulla pratica della riflessologia: un pittogramma su papiro dal sepolcro noto come la “Tomba del Medico”, di Ankhmahor gran Vizier della VI dinastia. Il gran Vizier non era un medico, ma la sua tomba ha assunto questo nome proprio dall'affresco su riportato.
L'iscrizione che appare nell'immagine pittorica è stata tradotta nel modo seguente:



dice il paziente
"non farmi male"
la risposta del guaritore è
"agirò in modo da meritare la tua lode"





Pare che anche i Maya e gli Inca usassero questa tecnica i quali la trasmisero agli indiani d’America.
La Reflessologia Plantare è conosciuta e praticata da sempre dai Nativi americani come ad esempio dai Cherokee. Il “Clan dell’Orso” che vive alle pendici dei monti Allegheny usa la reflessologia in una cerimonia sacra e vi partecipano tutti, sia sani che ammalati. Anche il 20° presidente degli Stati Uniti James Abram Garfield (1831 – 1881) riscontrò notevoli miglioramenti, fino alla definitiva scomparsa dei dolori facendosi trattare con delle stimolazioni pressorie ai piedi.
Numerosi altri documenti testimoniano la diffusione della reflessologia nei secoli successivi nel mondo, anche in Europa.

Nel 1500 lo scultore Benvenuto Cellini, scriveva nella sua biografia che fu trattato con robuste pressioni sulle mani e sui piedi per guarire “diffusi dolori nel corpo”.
In Europa intorno al 1582 i medici Adamus e A’tatis, discussero di metodi simili alla reflessologia.
In Germania il Dottor Alfons Cornelius guarì con “la cura dei piedi” da dolori diffusi contratti a seguito di una forma infettiva piuttosto grave.
In Russia il filosofo Ivan Petrovich Plavlov, nel 1883, conduce una ricerca sui riflessi condizionati, concludendo che “tutti gli stimoli sono condizionanti e possono provocare una risposta condizionata grazie al fatto che il sistema nervoso collega, tra loro, tutte le regioni e le funzioni dell’organismo”.
Nello stesso anno Voltolini, e Mackenzie nel 1884, pubblicarono le loro scoperte sulle modificazioni che avvengono nella mucosa nasale in presenza di processi in atto nell’apparato genitale. Alla fine dello stesso secolo l’otorinolaringoiatra W. Fliess dimostrò che anestetizzando con cocaina particolari punti del naso, si ottenevano miglioramenti di determinati disturbi genitourinari.
La conoscenza della Reflessologia Plantare come tecnica moderna si deve allo studioso americano William H. Fitzgerald (Middletown, Usa 1872 – Stanford 1942) otorinolaringoiatra, il quale sviluppò il sistema riflesso-indipendente che chiamò "Massaggio Zonale". La sua mappa del corpo umano con i collegamenti degli organi e degli apparati a punti specifici situati sul piede risale al 1910.

Fitzgerald si laureò all'Università del Vermont e lavorò in importanti ospedali sia a Londra che a Vienna. Era al corrente che molte tribù di Indiani americani massaggiavano i piedi dai tempi immemorabili ai loro malati e, grazie alle nozioni di pratiche di agopuntura cinese acquisite in Europa, il dott. Fitzgerald cominciò a prendere in considerazione il concetto di aree riflesse ed ebbe le prime intuizioni del suo metodo.

Lo scopo di Fitzgerald era quello di ottenere un effetto antidolorifico, per evitare l'uso dell'oppio e per alleviare le sofferenze dei suoi pazienti. Rimase infatti sorpreso dal fatto di poter eseguire un'operazione al naso o alla gola senza far provare dolore al paziente, mentre altre volte la stessa operazione provocava dolori insopportabili; scoprì che nel primo caso il paziente praticava delle pressioni su alcune parti della mano.

Divise il corpo umano in 10 zone longitudinali che corrono lungo il corpo dalla cima della testa alla punta degli alluci. Stabilì che il corpo è percorso da correnti elettriche invisibili che corrono lungo le zone.

Il numero dieci corrisponde al numero delle dita delle mani e dei piedi ed ogni dito delle mani e dei piedi rientra in una zona.

La teoria sostiene che le parti del corpo presenti all'interno di una determinata zona saranno collegate l'una all'altra per mezzo dell'energia che scorre dentro la zona stessa e possono perciò essere stimolate reciprocamente.

Nel 1913 egli comunicò le sue scoperte ai colleghi dentisti, che cominciarono ad usare la tecnica di pressione al posto degli anestetici.

Il dottor Fitzgerald fu anche il primo a pubblicare un trattato su questa terapia; nel 1917, in collaborazione con il dottor Edwin F. Bowers, pubblicò il suo primo volume sull'argomento: Zone Therapy, or Relieving pain at Home - La Terapia Zonale, ovvero alleviare il dolore a casa.

Allievi del dott. Fitzgerald furono il dott. J. Rilay e la sua assistente Eunice Ingham, quest’ultima approfondì il lavoro di Fitzgerald, dando il maggior contributo alla reflessologia plantare moderna, separando il lavoro delle zone riflesse in genere da quello del piede, ed iniziando a costruire una mappa delle zone riflesse sul piede corrispondenti ai vari organi.
Negli anni ’60 la Ingham divenne la prima divulgatrice di questa tecnica e alcune sue allieve, Hanne Marquardt in Germania e la Doreen Bayly in Gran Bretania, riportano la reflessologia in Europa.
Hanne Marquard fondò in Germania la scuola di Riflessoterapia del Piede e iniziò a tenere corsi per terapeuti.

In Italia, la reflessologia viene introdotta e divulgata da Elipio Zamboni (Songavazzo 1929 – Bergamo 1992), massofisioterapista ed erborista bergamasco diplomato in reflessologia nel 1974 presso la scuola di Hanne Marquardt. Zamboni negli anni successivi organizza corsi di reflessologia plantare, approfondisce il lavoro della Ingham sulla mappatura del piede. Zamboni fondò la Federazione Italiana di Reflessologia del Piede (F.I.R.P.) nel 1987, diventandone Presidente ma soprattutto leader carismatico.
 Diceva: “Sedere ai piedi di un paziente è un atto di umiltà e di amore”.

Successivamente molti ricercatori di tutto il mondo hanno portato notevoli contributi, scoprendo nuovi punti o addirittura nuove reti di riflesso, rendendo questa tecnica sempre più semplice ed efficace.











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